Workshop
Nel contesto museale la digitalizzazione degli archivi apre nuove opportunità per valorizzare e narrare il patrimonio materiale e immateriale e attiva “nuove modalità di fruizione del bene culturale” (Modolo, 2021), stimolando una riflessione sul ruolo delle immagini e sull’atto del guardare (Berger, 2003; Colombo, 2020; Mirzoeff, 2013). In questo contesto, il design trova un campo di indagine nella progettazione di scenari per la valorizzazione del cultural heritage e per il public engagement a scopi divulgativi e didattici, aprendo le seguenti finalità progettuali:
Le finalità progettuali proposte sono tra loro correlate e sinergiche. Il sistema si dà nelle relazioni tra i suoi nodi, inter-relazioni proficue non solo alla valorizzazione del patrimonio come contenuto culturale ma in termini di pensiero sistemico nella possibilità di rendere soggetto attivo il fruitore, di abilitarne delle competenze.
L’Istituto Centrale per la Grafica (ICG) è un organismo museale di rilevanza internazionale che dal 1975
conserva, tutela e promuove un patrimonio di opere che documentano l’arte grafica nelle sue differenti tipologie:
dalla serialità dei multipli a stampa, all’unicità dei disegni e delle matrici, dai primi dagherrotipi alle
fotografie del contemporaneo, fino ai libri d’artista e alle opere multimediali.
Ha sede a Roma, nel complesso
architettonico costituito da Palazzo Poli e Palazzo della Calcografia.
La maggior parte delle opere dell’ICG
non possono essere esposte per periodi prolungati di tempo, poiché molti materiali (come la carta, o i rami delle
matrici) devono essere conservati a determinate temperature, monitorati e mantenuti in laboratori specializzati di
restauro, cui si affianca una stamperia di secolare esperienza.
La costante ricerca sulle proprie collezioni dà
luogo ad una programmazione composta principalmente di mostre temporanee. Nonostante la posizione ad alto flusso
turistico dell’ICG (accanto a Fontana di Trevi), il pubblico dell’Istituto è rappresentato principalmente da
specialisti nell’arte grafica e nelle arti visive.
Per promuovere il patrimonio in maniera più accessibile,
l’ICG è una delle prime istituzioni in Italia ad aver avviato un processo di digitalizzazione del proprio
archivio, consultabile nel portale calcografica.it.
La ricerca della RDE7 è in continuità con la precedente RDE6 (Roma Design Experience 6, 15–19 Gennaio 2024),
prima collaborazione tra ISIA Roma Design e l’Istituto Centrale per la Grafica (ICG).
Gli ambiti progettuali
affrontati in RDE7 hanno volutamente ripreso gli esiti del workshop RDE6, ampliandone le soluzioni e corredando le
stesse di maggiori dettagli. La presente edizione ha rappresentato un’occasione per rilanciare e approfondire tali
ipotesi, con un particolare focus sul fondo Piranesi (stampe e matrici), la cui collezione caratterizza la
Calcoteca dell’ente come unicum in Italia.
Proseguendo nella volontà di far emergere il ruolo dell’ICG
come conservatore e divulgatore delle opere di grafica, si è concordato di operare sul percorso espositivo in
mostra dedicato alle nuove acquisizioni dell’Istituto (ACQUISIZIONI, Da Parmigianino a Kentridge, 17 dicembre
2024–4 maggio 2025, Palazzo Poli, Roma). Tra le finalità poste era presente la possibilità di coinvolgere, nella
diffusione e produzione di contenuti di didattica e comunicazione per il cultural heritage, anche un
pubblico di studenti universitari operanti in discipline affini a quelle artistiche, quali appunto gli studenti di
design.
L’attività di ricerca e progetto svolta nelle cinque giornate del workshop è stata definita nelle settimane precedenti attraverso tre incontri preparatori, necessari alla condivisione degli obiettivi e finalità con l’ente, nonché delle modalità di relazione e scambio di informazioni utili al gruppo di studenti. In parallelo si sono svolte delle sessioni di messa a punto delle prassi progettuali operative con i docenti delle discipline coinvolti nel team, descrivendo l’articolazione delle fasi di progetto in un cronoprogramma che sarebbe poi stato condiviso e comunicato all’inizio del workshop.
Prima di incontrare l’ICG, agli studenti è stato espressamente dichiarato che i cinque giorni di attività non sarebbero stati finalizzati alla realizzazione di “prodotti” o “soluzioni”, bensì di “scenari” che avrebbero potuto dare vita a progetti di ricerca o all’attivazione di tirocini curriculari in futuro. Un’altra premessa ha riguardato la natura pubblica, scientifica e culturale dell’ente, come fattore distintivo per orientare l’approccio al progetto.
Il primo giorno è stato dedicato al sopralluogo presso gli spazi dell’ICG. I due funzionari D.ssa Giovanna
Scaloni (Storico dell’arte, Responsabile del settore Calcoteca) e D.ssa Silvia Trisciuzzi (Storico dell’arte,
Responsabile dei Servizi Educativi) hanno accolto gli studenti, organizzando una visita guidata alle opere del
Fondo Piranesi conservate nella Calcoteca e alla mostra Acquisizioni.
Il secondo e terzo giorno sono stati
dedicati alla progettazione degli scenari e alla realizzazione di modelli nel laboratorio di modellistica in sede
ISIA Roma.
Innesto provocatorio efficace è stato il coinvolgimento, come seminario nel quarto giorno di
workshop, dell’artista Gabriele Gianni, la cui mostra “Variabile Altemps, Un dialogo tra arte contemporanea,
archeologia e Intelligenza Artificiale” (4 ottobre–17 novembre 2024, Palazzo Altemps, Roma), è un esempio fertile
di come una collezione permanente di opere storiche sia sempre in grado di parlare alla contemporaneità, laddove
lo sguardo di chi ne opera la visione e lettura abbia la capacità di guardare e interrogarsi in profondità.
Gli ambiti di progetto sono stati descritti attraverso una mappa che li correla non ponendo priorità, ma li connota con un doppio anello, matrice di una dinamica evolutiva comune, a favore di future risposte.
L’approccio sistemico adottato si è rivelato uno strumento efficace per connettere ambiti, competenze e visioni differenti, favorendo un’interazione proficua tra le risorse umane e progettuali coinvolte. La pluralità di competenze ha alimentato un processo di costruzione condivisa, capace di generare scenari articolati e coerenti. Ogni difficoltà di natura tecnica nell’uso di strumenti operativi per la realizzazione di output specifici e i momenti di incertezza nella definizione della direzione progettuale sono stati affrontati attraverso momenti di confronto, revisioni trasversali e una ridefinizione iterata a breve distanza di tempo degli obiettivi del gruppo. Il processo ha richiesto una forte capacità di adattamento e una maturazione autonoma nella gestione delle scelte, restituendo un’esperienza formativa di natura critica e trasformativa.
L’esperienza progettuale maturata nel workshop ha portato alla definizione di tre macro-ambiti di intervento,
volti a rispondere alle specifiche esigenze dell’ente: migliorare l’esperienza espositiva con un approccio
“inclusivo”, rafforzare la comunicazione editoriale per rendere l’istituto “connesso” e attivare nuove forme di
relazione con l’esterno, per contribuire alla nascita di un “istituto esteso”.
Nel brief di ricerca, come
stimolo al ragionamento progettuale, sono state proposte delle domande su questioni in grado di evolvere come
possibili obiettivi di progetto. Ognuna delle domande richiamava ambiti disciplinari afferenti, per delineare
potenziali competenze risolutrici.
Gli scenari progettati dai gruppi di lavoro sono stati tradotti in un
sistema di artefatti narrativi, finalizzati a generare continuità tra contenuti, pubblici e ambienti.
Il naming
dei tre concept è in lingua latina, per richiamare la dimensione a-storica dell’archivio plurisecolare dell’ente.
Dallo sguardo alla percezione. Tecniche : Traduzioni sensoriali
Il gruppo Converto ha operato sulla dimensione informativa delle mostre, trasformando le didascalie da
apparati descrittivi a dispositivi esperienziali. Il gruppo ha tradotto le informazioni minime per descrivere
un'opera in mostra secondo una stratificazione di livelli: cronologico, tecnico e tattile-sensoriale.
Il
visitatore è guidato nella percezione e conoscenza dalla tattilità delle mattonelle, con la possibilità di
approfondire nell’archivio digitale tramite iBeacon e QR code. La diversità delle tecniche
grafiche è restituita dal trattamento grafico comunicato per texture visive e tattili. Il sistema è pensato per
essere inclusivo, con particolare attenzione alle persone ipovedenti e alla dimensione educativa.
Dalla curatela alla diffusione. Mostre in sala : Connessioni estese
Il gruppo Continuum ha operato sulla comunicazione crossmediale dell’ente. Il progetto ha sviluppato un
palinsesto narrativo modulare, immaginando una calendarizzazione tematica dei contenuti capace di intercettare
target differenziati: dal pubblico specialistico a quello più generico.
Il piano editoriale è articolato in sei
rubriche, gestibili in autonomia attraverso newsletter e social media. La proposta suggerisce un
cambio di prospettiva: il museo non come contenitore statico, ma come soggetto editoriale in grado di costruire un
racconto aggiornato, accessibile e coerente del proprio patrimonio.
Il gruppo Excerptum ha lavorato sulle mura esterne del Palazzo della Calcografia, proponendo una
valorizzazione delle vetrine su via della Stamperia.
Lo scenario Teaser utilizza proiezioni immersive
e morphing visivi per animare le opere del Fondo Piranesi (le serie disegnate ed incise da
Giambattista Piranesi: Carceri, Vedute di Roma, vasi, candelabri, cippi, sarcofagi, tripodi, lucerne ed ornamenti
antichi), rendendole fruibili anche fuori dagli spazi della Calcoteca.
Lo scenario Remix introduce una
dimensione interattiva tramite ologrammi 3D generati da Holofan®, che trasformano la topografia di Roma antica in
ambienti virtuali esplorabili.
Le vetrine diventano così interfacce attive tra l’Istituto e il tessuto urbano,
capaci di attrarre nuovi pubblici e generare interesse.
L’approccio pedagogico ha valorizzato la dimensione collaborativa e sinergica, generando concept accolti
dall’ente con interesse, aprendo scenari futuri di collaborazione. L’eterogeneità del gruppo di giovani
progettisti appartenenti a diverse livelli di formazione ha necessariamente favorito l’interscambio di competenze:
in tal senso l’esperienza della RDE con l’ICG si è posta come didattica e come finalità di servizio educativo da
parte dell’ente e non come alternativa ad un rapporto professionale.
Le tre linee progettuali costituiscono un
ecosistema narrativo coeso, base solida per ulteriori sviluppi, sia in termini di implementazione interna all’ICG
sia come modelli replicabili in altri contesti di cultural heritage.
La definizione aggiornata dell’International Council of Museums descrive il museo come “un’istituzione al servizio della società” che “compie ricerche” e “offre esperienze di partecipazione ed educazione tramite il patrimonio culturale materiale e immateriale” (ICOM, 2022). Il workshop con l’Istituto Centrale per la Grafica è stata un’occasione per approfondire come l’approccio sistemico al Design di ISIA Roma può supportare le istituzioni museali nella promozione di esperienze e nella produzione di contenuti dal valore partecipativo.
La progettazione del workshop ha posto in questione gli stessi ambiti di progetto, ai quali gli studenti hanno risposto esercitando creatività non solo nella produzione dei concept (nodi del sistema) ma anche nell'ampliamento del focus, interrogandosi su dove fosse necessario agire. Ponendo risposte, ma anche nuove domande: «È questo il significato del paradosso del maestro ignorante: dal maestro l’allievo impara qualcosa che il maestro ancora non sa. Lo impara per effetto di una maestria che lo costringe a cercare e verificare tale ricerca. Ma non impara il sapere del maestro.» (Rancière, 2008).
Questo anche il senso dell’operare sistemico: non solo operare una risposta integrale ma determinare emergenza, che si traduce non solo nelle relazioni attivate tra i nodi del sistema (prodotti, servizi e azioni) ma nella possibilità di rendere “emancipati dal maestro” tutti i soggetti che entrano come parte attiva nel sistema.
Un racconto restituito da chi ha vissuto il progetto dall’interno, tra idee, sfide e trasformazioni. Una testimonianza di ciò che accade quando il design diventa esperienza condivisa.
Veneranda Carrino Bruno Capezzuoli
Aureliano Capri
Giulia Fanicchia
Giorgia Adriano Astrid Amabili Karin Casimiro Beatrice Curati Gennaro Di Silvestre Federica Felici Giacomo Gassani Enrica Gigliotti Federica Lucente Andrea Marisca Simone Mascia Sara Mendozza Emiliano Miserere Arianna Piraccini