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Workshop

WS11 |Diputación de Castelló (Spagna)

Architetture Leggere: Progettare Spazi, Tempi e Linguaggi

Introduzione

Tutela e valorizzazione non sono solo atti di conservazione ma processi relazionali che modellano il presente e il futuro di una collettività. Nel workshop questi concetti sono stati esplorati come pratiche situate di responsabilità sociale, indagando il rapporto tra cittadino e collettività, il diritto alla partecipazione politica e l’accessibilità delle informazioni pubbliche.

La governance multilivello e l’innovazione democratica (Fung, 2006) emergono come infrastrutture di mediazione per garantire forme di partecipazione pubblica realmente inclusive. La comunicazione pubblica, infatti, non si limita solo alla trasmissione di dati ma implica una responsabilità epistemica ed etica (Habermas, 1996): non basta informare, è necessario attivare risonanza tra il cittadino e l’informazione attraverso la consapevolezza delle informazioni ricevute.

La tutela si configura così come co-responsabilità trasformativa. Partecipare consapevolmente alla vita pubblica significa comprendere l’impatto delle proprie scelte sulla collettività, riconoscendo che la salvaguardia dei diritti individuali e collettivi è interdipendente (Ostrom, 1990). Questa interdipendenza non è solo vincolo ma potenza generativa: ogni gesto individuale modifica il campo relazionale e, al tempo stesso, ne è modificato. In questo senso la progettazione non si limita a produrre soluzioni ma si propone come allestimento di possibilità.

Ente

Geografie Istituzionali

La Diputació de Castelló è l’ente di governo intermedio della Provincia di Castellón, nella Comunità Valenciana. Con circa 600.000 abitanti distribuiti in 135 comuni – molti dei quali piccoli o rurali – la Diputació svolge un ruolo strategico nel promuovere coesione territoriale, trasparenza e partecipazione. Tra le sue funzioni: innovazione amministrativa, gestione dei dati pubblici, promozione di reti locali.

In questo scenario si colloca il Consiglio Provinciale di Governance Partecipativa (CPGP), istituito nel 2018 per coinvolgere attori pubblici, privati e cittadini nei processi decisionali. Il Consiglio ha una composizione eterogenea di rappresentanti politici, enti imprenditoriali e associazioni della società civile e opera con l’obiettivo di promuovere la cultura della partecipazione e coinvolgere diversi attori nei processi decisionali. Pur con una composizione eterogenea, il Consiglio mostra margini di miglioramento nelle sue pratiche. Da qui l’interesse a riattivare una cultura partecipativa aggiornata, inclusiva e adattabile.

Le domande come soglie operative

Lunedì 13 gennaio 2025 una delegazione composta da una deputata e un dirigente della Diputació è arrivata in ISIA Roma Design per presentare al gruppo di studenti il contesto istituzionale e le sfide attuali del CPGP. La Diputació ha coinvolto studenti e studentesse in un confronto, ponendo una domanda progettuale aperta: “Come rinnovare il funzionamento del CPGP? “

Senza vincoli prescrittivi, l’ente ha favorito un approccio esplorativo e generativo, lasciando spazio a ridefinizioni semantiche della partecipazione stessa: gli studenti, liberi di aprirsi al ragionamento, hanno potuto immaginare scenari alternativi e attivare nuove riflessioni.

Dal confronto, infatti, sono emerse nuovi aspetti, non previsti nella richiesta iniziale: garantire una maggiore rotazione dei membri del Consiglio, decentralizzare le modalità decisionali e proporre formati di coinvolgimento più accessibili e situati.

Il risultato è stato un brief dinamico, che ha permesso agli studenti di attivare progettualità infrasonica: riflessiva, aperta alla complessità, capace di agire anche attraverso gesti minori.

Metodologia

Relazioni e tempo dislocato

Costruire nuove relazioni per avviare un progetto è un processo complesso, reso ancora più sfidante dalla necessità di farlo in una sola settimana. Tuttavia il format del workshop accelera le tempistiche grazie alla combinazione tra prossimità fisica e tempo dislocato: lavorare a stretto contatto e con un obiettivo comune genera in modo spontaneo un ambiente confidenziale. L’aspettativa sui risultati era soprattutto procedurale, condizione imprescindibile affinché si potesse attendere non solo un esito progettuale ma anche un impatto di carattere formativo sul gruppo.

La fase iniziale ha previsto la condivisione delle macro-fasi e degli obiettivi prima ancora della presentazione dell’Istituzione, per stimolare consapevolezza e responsabilità. Le fasi sono state organizzate per obiettivi e modalità, alternando la presentazione dell’Istituzione in ascolto attivo, una ricerca collettiva come brainstorming, una discussione strutturata sugli obiettivi e un confronto esplorativo nella fase di concept. Il lavoro ha alternato momenti individuali e collettivi per favorire la focalizzazione e la comprensione e per imparare a condividere ed esporre le proprie riflessioni ed idee.

L’analisi del contesto si è svolta in modalità esplorativa, attivando un’attenzione obliqua capace di far emergere intuizioni latenti. Il brief non prescrittivo ha permesso agli studenti di costruire la domanda progettuale e identificare aree di azione in autonomia, superando i limiti delle competenze tecniche per attivare attitudini altre. Il design sistemico ha guidato la scomposizione della complessità in scenari relazionali aperti.

Processualità condivisa

In un contesto ad alta variabilità, il design ha agito come infrastruttura cognitiva e relazionale, capace di equilibrare rigore e apertura. La suddivisione in aree ha favorito una distribuzione efficace dei compiti, mentre l'interazione tra fasi analitiche e generative ha mantenuto il processo fluido. L’autonomia ha rappresentato al contempo una risorsa e una soglia: ha potenziato l’apprendimento esperienziale ma ha richiesto un continuo lavoro di ascolto e ricalibrazione.

La fiducia reciproca nel team e la condivisione delle sensazioni hanno sostenuto il processo, trasformando le difficoltà in occasioni per tessere infrastrutture affettive. Il workshop ha reso evidente come la progettazione, per essere trasformativa, debba operare anche nella dimensione meta-progettuale, lavorando sui significati condivisi, sulle forme di collaborazione e sulla redistribuzione dell’autorità.

Risultati

L’intervento prende forma come dispositivo vivo, pensato per generare coinvolgimento attraverso linguaggi, ritmi e luoghi condivisi. La costruzione di un sistema in grado di rafforzare la partecipazione cittadina e il ruolo del Consiglio Provinciale di Governance Partecipativa ha dato forma a una struttura aperta, non come risposta prescrittiva a una domanda ma come innesco generativo per molteplici percorsi decisionali condivisi.

L’approccio sistemico ha permesso di scomporre la complessità della sfida in più livelli di intervento, ciascuno interconnesso: rendere la comunicazione pubblica più inclusiva, coinvolgere la cittadinanza attraverso strumenti ludici, valorizzare spazi informali come luoghi di dibattito e fornire all’Istituzione un dispositivo adattabile e generativo. Il disegno del servizio si articola in un sistema che integra componenti fisiche e digitali attraverso una proposta di cicli stagionali di attivazione civica.

Encaje+ è un kit cartotecnico basato sulla logica ludica, distribuito in luoghi pubblici e di quotidiana frequentazione – farmacie, bar, supermercati – pensato per facilitare la raccolta di opinioni attraverso un’esperienza partecipativa, analogica e immediata. Il prodotto, colorato secondo la stagione, è composto da quattro fogli – chi? cosa? come? dove? – ognuno strutturato come un piano cartesiano in cui le parole sono i punti, e la linea che li unisce rappresenta le coordinate scelte dal cittadino. Questo gioco guida il processo decisionale, lasciando libera la scelta di giocare come singolo o in gruppo. Ogni kit viene poi re-inserito nel distributore, contribuendo a un archivio di decisioni civiche condivise.

Parallelamente è stato progettato un prodotto digitale speculare, con la stessa struttura logica, ma ottimizzato per un’interazione immersiva e mobile, in modo da estendere l’accessibilità e raccogliere dati in tempo reale, ampliando la platea coinvolta.

Entrambi gli strumenti convergono in un’infrastruttura di governance partecipativa: il progetto propone un ciclo stagionale tematico, con una campagna di comunicazione che annuncia per ogni stagione il tema scelto dal Consiglio. I cittadini interagiscono con il kit, che, una volta completato e raccolto, alimenta tavoli di co-progettazione civica, dai quali possono nascere nuove iniziative da sottoporre al Consiglio. L’obiettivo non era proporre un singolo progetto di partecipazione ma fornire un dispositivo in grado di generare partecipazione, attivando cicli autonomi e progressivi di coinvolgimento.

L’ impianto di comunicazione, articolato su tre livelli, è stato quindi composto da: un sistema di identità visiva ispirato agli elementi grafici della Diputación de Castelló, rielaborati in una sintassi accessibile e modulare nata dalla scomposizione del logo istituzionale in segni riutilizzabili; un linguaggio duale, formale e informale, capace di comunicare in modo trasversale con cittadini e istituzioni; un naming di progetto, Nos+Otros, titolo dal tono ludico che sintetizza l’idea di una partecipazione condivisa, che parte dal sé e si estende all’altro, traducendo l’interdipendenza tra individuo e collettività.

Conclusioni

Il progetto ha costruito un sistema flessibile e replicabile, capace di attivare cicli di partecipazione diffusa. Tuttavia ciò che rappresenta la sua maggior forza costituisce anche la sua principale criticità: trattandosi di un dispositivo relazionale, esso richiede cura, presenza e capacità di adattamento continuo. Non basta la messa in opera; è necessario abitare nel tempo il progetto, predisporre le condizioni affinché il coinvolgimento non si esaurisca ma si riattivi ciclicamente. Questo comporta una trasformazione non solo operativa ma culturale, in cui la partecipazione diventa gesto quotidiano, parte integrante della vita sociale.

La partecipazione, per essere vissuta come pratica accessibile e intrinseca alla vita sociale, necessita di essere reiterata, tradotta, sostenuta. In questo senso il progetto propone una visione in cui progettare per far progettare diventa un atto di fiducia e apertura, un invito a costruire ecologie del possibile che sappiano accogliere l’imprevisto e valorizzare la pluralità dei contributi.

Il Team

Un racconto restituito da chi ha vissuto il progetto dall’interno, tra idee, sfide e trasformazioni. Una testimonianza di ciò che accade quando il design diventa esperienza condivisa.

Docenti

Stefano Pratesi

Dottorand

Chiara Raho

Tutor

Francesco Paolo Incantalupo Flavia Quaglieri

Studenti

Aurora Alemanno Margherita Barbero Giacomo Biserni Laura Cianfarra Marika D’Alisa Sofia Diodato Francesco Diodori Sofia Gable Alessandra Mastronicola Marta Millucci Giulia Moretti Gabriel Tumino Francesco Sammaciccia Aliki Tsavalias Sara Zaccaria