Il Corso Superiore degli anni ’60 e la nascita dell’I.S.I.A.
I.S.I.A. – acronimo di Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (Disegno industriale) – è la prima scuola di design istituita dal Ministero della Pubblica Istruzione. Trae le proprie origini dalla sperimentazione didattica del precedente Corso Superiore di Disegno Industriale e Comunicazione Visiva, attivo a Roma tra il 1965 e il 1970. Artefici e fondatori di quella storica esperienza furono Giulio Carlo Argan, storico dell’arte e docente di fama internazionale, che fu il primo Presidente del Comitato Scientifico Didattico, e lo scultore Aldo Calò, che fu il primo Direttore dell’istituzione.
Dimostrando cultura, competenza e capacità d’innovazione, Argan e Calò aggregarono in tempi brevissimi un corpo docente a dir poco straordinario, con intellettuali, artisti e professionisti del design internazionale del calibro di Andries Van Onck, Rodolfo Bonetto, Enzo Frateili, Maurizio Sacripanti, Pio Manzù, Renato Pedio, Maurizio Aymonino, Filiberto Menna, Achille Perilli, Ettore Vitale, Ferro Piludu, Achille Pace, Nicola Carrino, Nato Frascà, Michele Spera.
Nonostante le elevate qualità culturali e l’innovazione didattica prodotta nei pochi anni della sperimentazione, nel 1970 si giunse alla decisione di chiudere i Corsi Superiori (con Roma, anche Venezia, Firenze e Urbino) sia per l’ambigua situazione giuridica che collocava queste scuole “anomale” produttrici di “alta cultura del design” all’interno della fascia secondaria superiore artistica, sia per lo scarso interesse che le “culture” dominanti nel Paese dedicavano allora ai temi emergenti e cogenti della formazione del designer. Così, dal 1971 al ‘73, la didattica proseguì solo ad esaurimento dei corsi.
Ma il seme che nell’ormai lontano 1961 (Congresso ICSID di Venezia, “La professione dell’industrial designer”) era stato gettato aveva comunque attecchito e si era sviluppato in pianta dalle solide radici. Già nella tarda estate del 1973 vennero aperti i primi ISIA adottando, nel nome, l’acronimo posto in un comma dimenticato della legge Gentile del 1923 e finalizzato alla formazione del personale “tecnico-artistico” per l’allora nascente produzione industriale seriale del primo dopoguerra.